giovedì 24 novembre 2011

ASKAN_FORZA PARIS _2011




VETROVUOTO_evento 2011

temporary events decoration school

30.11.2010  _ accademiabelleartiurbino

 

 

 

Cari Amici, quando Franko B ha proposto il tema del VUOTO come progetto artistico mi ha messo in crisi. Per prima cosa ho cercato di visualizzare unimmagine che potesse contenere lidea del vuoto e allo stesso tempo del suo contrario. Mi è venuto in mente un bicchiere che ho fotografato un po di tempo fa. La particolarità di questa fotografia stava nel fatto che non fotografavo la realtà, ma il suo riflesso. Nella pratica si tratta di un still life riflesso sul tavolo: con un gesto semplice ho ribaltato limmagine e ho lasciato al riflesso il posto che nella quotidianità spetta alloggetto reale. Il bicchiere ritratto apparentemente sembra pieno di vino ma guardando la sua ombra sul tavolo si nota che non c’è nessun liquido. Quello che noi vediamo come pieno non è altro che ciò che resta della presenza del vino, è quel che rimane attaccato al corpo del bicchiere, è il segno di un passaggio, quello che immagino possa essere la pienezza del vuoto. Avevo unimmagine mentale e ora non restava che cercare un corpo. Ho pensato al vetro e al suo ruolo nella nostra società. Il vetro è una materia potente può essere distrutta e riplasmata, puòrinascere a nuova vita. Il vetro è solitamente un isolante, serve a contenere, a dividere ciò che sta fuori da ciò che sta dentro. È il materiale fragile per eccellenza. Pensiamo ai bicchieri e alla loro triste storia in Occidente: un bicchiere di vetro viene creato, viene usato e ha senso di esistere solo se è integro e può contenere qualcosa (il bicchiere pieno); se dovesse rompersi nessuno ne avrebbe cura, nessuno avrebbe la pazienza di ricomporre la sua fragilità e verrebbe gettato via. Ora proviamo ad immaginare questo oggetto e con un colpo secco frantumiamolo. Con questo gesto intenzionale abbiamo decostruito il senso e il ruolo delloggetto e ne abbiamo invertito il compito di contenere-isolare.  Ricomponendo i pezzi del puzzle, il bicchiere incollato diventerebbe un altro oggetto finalmente libero di poter lasciare fluire il vuoto. Come dice un detto Zen  Il vero vuoto di cui parlo è ciò che è libero da ogni ruolo e da ogni compito. Partendo dal corpo del vetro mi piacerebbe realizzare un lavoro che possa unire le persone tra loro. Vorrei coinvolgervi affinché ognuno di voi porti un oggetto di VETRO o lIDEA DEL VETRO, questo oggetto vi deve appartenere e deve poter essere la metafora di voi stessi. Non abbiate paura e lasciate fluire le vostre idee Insieme, nella data del 30 Novembre ad Urbino, inizieremo un dialogo, una riflessione, un punto di contatto e forse di frattura. Vi ringrazio e spero di vedervi numerosi, un abbraccio.


Riflessioni sull’Evento VETROVUOTO




L’Evento del Vetro-Vuoto  credo sia andato ben oltre le mie aspettative in quanto il progetto ha assunto nel suo divenire delle tinte del tutto inedite. Si è svincolato dalla messa in scena di una performance dei singoli partecipanti ed ha abbracciato e coinvolto il pubblico in una esperienza scomoda ed intensa, assumendo delle connotazioni quasi teatrali.

Il prezzo da pagare in un evento del genere, dove entrano in collisione emozioni intime condivise in pubblico e silenzi imbarazzanti, è  stato che  “qualcosa è andato Oltre, oltre il sopportabile, qualcosa è scappato di mano, qualcosa ha perso il controllo” e questo non porre limite all’azione potrebbe essere visto come un fallimento. Io credo invece che la perdita di controllo nel divenire del progetto ha dato  la vita al progetto stesso, in quanto la presenza del Vuoto è stata per certi versi brutale. L’Assenza e il silenzio ha creato un vuoto-pieno che ha scalfito i nervi di più di un presente in un turbinio di emozioni, in una esperienza collettiva di vuoto scomodo e asfissiante, intenso, violento, pesante, immobilizzante, ma riflessivo. L’assenza di un freno da parte mia ne ha decretato il fallimento e contemporaneamente ne ha sancito la riuscita. Ho sempre diretto i miei eventi  fino ad un certo punto e ho lasciato il compito ai partecipanti di virare, interpretare, o sovvertire la linea tracciata da me affinché fossero loro il centro dell’evento. Affinché l’esperienza fosse qualcosa di collettiva, dinamica, in una continua predisposizione all’inaspettato. E così è stato grazie al coinvolgimento totale dei partecipanti al lavoro (che ringrazio di cuore), alla loro disponibilità nell’esporre i loro sentimenti, e soprattutto grazie all’amore viscerale verso il lavoro che hanno donato al progetto.

C’è stato donato sentimento.

Poi è arrivata l’Assenza, il Vuoto sulla sedia, e la scena è stata presa dal muto discorso di ognuno di noi seduto a terra. Il silenzio senza fine, che chiedeva di dire o fare qualcosa, in una attesa in cui nessuno di noi ha potuto dissociarsi dalla esperienza che stava vivendo.

A proposito di questa esperienza, leggendo Susan Sontag in “Sotto il segno di Saturno”, mi ha interessato la riflessione su Antonin Artaud. Sul Teatro della Crudeltà la Sontag dice: la “crudeltà” dell’opera d’arte non solo ha una funzione morale diretta, ne ha anche una conoscitiva. Secondo il criterio morale di conoscenza di Artaud, un’immagine è vera in quanto è violenta.Come a dire una esperienza estrema, pungente, violenta riesce ad abbattere il carattere contemplativo e innocuo dell’opera d’arte, scrolla il torpore annoiato del pubblico e permette all’opera stessa di poter colpire attraverso una esperienza conoscitiva.



MARE DEI MUTAMENTI_evento 2010



Evento a Cala Gonone nella Notte del 14 Agosto Il progetto nasce com e lavoro finale del workshop ESPLORAZIONI diretto da Bruna Esposito presso l’Accademia di Belle Arti di Sassari. Durante i tre giorni del workshop abbiamo delineato le linee guida del lavoro basandoci sulle riflessioni e sui punti chiave del lavoro di gruppo ovvero l’esplorazione, l’utilizzo di “materiali poveri” come la carta, il coinvolgimento del pubblico ed infine si richiedeva la dissoluzione del lavoro conclusivo. Ogni anno nella notte del 14 agosto io e i miei amici ci raduniamo in spiaggia e accendiamo un piccolo falò, e in un clima festoso come un Capodanno facciamo un rito di buon auspicio per l’estate e l’anno che verrà. È il Capodanno dell’Estate, il mondo è in festa e come tale è un momento propizio per riflettere sulle prospettive da raggiungere. In questa notte io consegno alle persone dei piccoli pezzi di carta sui quali scriveremo dei desideri da consegnare al Mare. Questo dettaglio è fondamentale in quanto il Mare rappresenta un portale verso l’”universo” . Ogni anno scopriamo con immensa meraviglia che “qualcosa è cambiato” qualcosa si è realizzato veramente. Partendo da questi presupposti abbiamo architettato un’opera incentrata sull’”esplorazione dell’intimo” ovvero chiediamo ai nostri amici di scrivere su un pezzo di carta un desiderio- pensiero- messaggio- segreto- poesia- che desiderano consegnare al Mare..come i vecchi messaggi dentro la bottiglia... Questi fogli rappresentano la parte più intima del progetto in quanto andremo a raccogliere delle “confessioni” dei nostri Amici e come tali dovranno essere trattati con cura e sacralità. Ai partecipanti verrà consegnato un pezzo di carta sul quale dovranno scrivere il proprio messaggio e successivamente dovranno piegare il pezzo di carta fino ad ottenere una barchetta. La barchetta rappresenta il primo stadio di trasformazione del messaggio in quanto assicura l’intimità dello scritto e diviene il mezzo adatto per solcare il Mare. La notte del 14 Agosto queste barchette verranno portate in mare aperto, qui avverrà il secondo stadio di trasformazione, ogni barchetta verrà trasformata in una piccola “candela” e verrà lasciata in mare..avremo così la dissoluzione del messaggio attraverso gli elementi Fuoco e Acqua uniti insieme dal Sale. Infine la Natura completerà la terza ed ultima trasformazione verso l’UNIVERSO. ..l’immagine che dovremmo vedere è di una lunga scia o sciame di barchette con i segni grafici dei desideri..che viaggiano nelle acque di Cala Gonone.. come una lenta processione di candele danzanti.. Infine questo lavoro vuole unire tutti i partecipanti in un grande rituale di festa e trasformazione. “Che a ogni fine segua un nuovo inizio, questo è il corso del cielo” I CHING





TENT WINDOWS_evento 2010

 The curious image of a tent presents itself as a cultural space made of people, a temporary architecture where artists welcome visitors offering them the opportunity to witness the secrecy of their work paths. Through the use of internet, this little and intimate space also opens up to other artistic identities who are part of the art process as well as the visitors. Art and life intertwine and they both express their inner mechanisms, while a tent expresses the instability of an artist life, who moves, travels and gets lost to find himself and to get to know the world.












TWIN FRACTURES_evento 2009






STEAL THESE APPLES_evento 2008





Il cambiamento più significativo rispetto al mio più recente passato è stato il passaggio da una natura morta fotografata, a oggetti, in questo caso frutta, dipinti in superficie, mutandone il loro aspetto naturale. Il progetto, da me realizzato, "Steal these Apples", nasce tra le vie di Londra dove talvolta risulta difficile compiere una distinzione tra l’arte contemporanea e la vita quotidiana. Questo progetto si occupa di come un’opera d’arte, posta al di fuori del contesto galleria-museo, ed inserita in un ambiente esterno del quotidiano, interagisca con chi lo vive. Le opere in questione consistono in 12 mele dipinte con i 12 colori delle linee della metropolitana di Londra, le ho intitolate Steal life, ovvero, natura rubata. L’ambiguità del titolo gioca sul significato classico del termine (still life) basato sull’immobilità dei soggetti rappresentati, reinterpretandolo fornendo a questa immobilità un movimento (il furto dell’opera).
Se il museo essendo il nonluogo, proibisce qualsiasi contatto, poiché il patto simbolico stipulato all’ingresso è quello di non toccare, di rimanere sul piano della visione, dunque, ponendo l’opera all’esterno, le classiche regole devono essere infrante toccando e rubando l’opera stessa.
Per la realizzazione dell’evento le 12 mele verranno installate all'interno di 12 treni della metropolitana che corrono lungo la linea gialla della metropolitana di Londra, dando così origine ad una esposizione mobile. Le 12 mele verranno accompagnate da uno scritto riguardante il progetto, realizzato da un recensore, e da un allegato contenente le descrizioni delle singole opere.
L'evento avrà inizio nella stazione di Victoria, dove verrà installata la prima mela di colore blu, in seguito compirò un giro completo della linea gialla (Circle line) installando le rimanenti mele nelle stazioni in cui le 11 linee si intersecano con la linea gialla.

I fruitori diventano quindi parte integrante del progetto dando origine ad una performance documentata dall’autoscatto come presa di coscienza del "gesto illegale". Infine sarà possibile vedere l'intera documentazione dell'evento su www.stealtheapple.com, sito curato e realizzato da Lera Alexander.








STEAL THIS APPLE_evento 2007














VIDEOLIVE WORKSHOP_performance al MAN 2006













mercoledì 23 novembre 2011

STILL LIES 2005-2010

Still Lies è la naturale evoluzione della serie di fotografie di Attraverso lo Specchio. Il soggetto ritratto nel lavoro è il frutto di una natura morta che si riflette sulla tavola. Gli oggetti moribondi si fondono con la superficie rugosa del legno, dando origine a un'immagine che medita sulla propria caducità. Il progetto Still Lies si è nutrito dell'esigenza di sondare la natura simbolica degli oggetti per poi abbracciare un senso di inquietudine che lo ha spinto verso il tentativo di ritrarre la«mancanza di comunicazione". In quest'ultimo anno ho cercato di portare avanti una sorta di "estetica del frammento", alla ricerca di quel riflesso che potesse dare alla luce l'immagine che sta dietro ad una domanda molto semplice: cosa succede quando un rapporto finisce?






 



venerdì 14 ottobre 2011

RIBALTATI - ATTRAVERSO LO SPECCHIO 2005

































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Pur avendo in comune con il Surrealismo il riferimento al mondo onirico e al concetto di "altrove", come dimensione libera e superiore, opposta al quoti­diano e che nell'esperienza concreta è andata persa, l'opera di Simone Loi da al quotidiano e all'esperienza concreta il ruolo di veicolo che conduce verso l'altrove, proprio come l'eroina di Lewis Carroll in Attraverso lo specchio.

Loi ritrae un mondo domestico e conosciuto ribaltando il punto di vista, propo­nendoci come concreta l'immagine riflessa. La riconoscibilità dei soggetti, la loro integrità corporea unita a un effetto ottico straniante che porta lo spetta­tore a perdersi dentro un mondo altro.

Il doppio, lo speculare, l'ombra sono elementi sintattici concreti e questa con­cretezza contribuisce alla creazione dell'effetto straniante, ottenuto proprio con la moltiplicazione del centro visivo e il ribaltamento dell'immagine. Un mondo capovolto, oltre le regole della realtà oggettiva, un mondo onirico dove luci, om­bre e soggetti dalla forte valenza simbolica (acqua, fonti di luce, superfici riflettenti, viandanti e ombra) costruiscono un legame con il proprio lato oscuro, con il perturbante altro da sé.

Perché sdoppiamento, riflesso e confronto con un perturbante altro da sé, so­no il fulcro del lavoro di questo giovane artista. Il doppio è così concreto da so­stituire la presenza dell'oggetto.

Investito dello statuto di non-effige, al pari dell'ombra, il riflesso in queste opere fa corpo con la rappresentazione, addirittura si sostituisce ad essa creando una ambiguità di visione dovuta alla presenza di due centri e nessu­na periferia.

La presenza di un fratello gemello, anch'esso artista, costituisce un dato bio­grafico che rende maggiormente intrigante l'analisi del lavoro dell'artista. Simone Loi, con una sintassi certamente rigorosa, edifica una realtà che del doppio, dell'altro da sé fa oggetto d'indagine.

Annarita Chiocca